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DI GIORGIO VIALI

Tre minuti di somministrazione visiva di centinaia di brevi clip, possibilmente infette, caricati e montati a casaccio su indicazione di sentinelle visive non formate. Una o più di queste clip potevano contenere Nuovi Virus Visivi: alcuni sviluppati organicamente, altri creati in laboratori avanzati di genetica visiva, appositamente costruiti e ordinati da grandi corporazioni per finalità commerciali e, più raramente, socio-politiche.

Subito dopo la somministrazione delle clip infette, sarebbe seguita l'iniezione di alcuni nuovi vaccini in fase di preparazione. La somministrazione poteva non essere indolore, nemmeno per Celeste. Poteva comportare, nel caso in cui i vaccini visivi non fossero efficaci, una sorta di blackout neurologico di qualche minuto, di qualche ora o addirittura di più. Celeste era la Cavia Perfetta. In altre persone, la somministrazione dei virus avrebbe comportato un danno psichico permanente, anche in caso di somministrazione efficace.

I vaccini visivi che Celeste aiutava a selezionare seguivano un percorso metodologico, procedurale e sistemico di tipo omeopatico. Questo prevedeva l'iniezione di micro contenuti visivi infetti, permettendo all'organismo di riconoscere e neutralizzare gli elementi infetti senza danni permanenti all'emotività visiva personale. Ciò che, invece, i vaccini prodotti in serie dalle case farmaceutiche visive non facevano: pur rendendo inoffensivo il virus visivo, distruggevano una parte, più o meno consistente, dell'emotività organica visiva personale.

Se si fosse cercato il nome di Celeste online, si sarebbero trovate poche e semplici informazioni: un paio di foto recenti, dalle quali era stata rimossa, tramite software professionali, ogni traccia emotiva o psicosocioattitudinale. L'analisi comportamentale e psicosociale aveva fatto passi da gigante, e una semplice fotografia genuina sarebbe stata sufficiente per costruire un profilo identitario dettagliato e incisivo. Si trovava, inoltre, una descrizione anonima della sua professione. Su alcune fonti online attendibili si leggeva: "Terapeuta specializzata in disturbi sessuali avanzati", insieme a informazioni su come contattarla. Celeste, in realtà, era molto ben conosciuta nell'ambito specifico in cui operava; si occupava di riabilitazione di sex worker, maschi e femmine, che, dopo mesi o anni di lavoro online, avevano problemi relazionali o sessuali, di varia gravità, sia individuali che di coppia.

Online si trovavano anche poche informazioni sulla sua formazione: aveva frequentato il liceo e poi aveva sostenuto qualche anno di università, studiando filosofia, ma aveva abbandonato. L’aspetto meno conosciuto, anzi completamente e volutamente nascosto, era che Celeste aveva sviluppato delle abilità particolari in ambito visivo e virus visivi, rendendola una sorta di sensitiva. Questo la rendeva idonea a essere utilizzata come cavia per testare i virus e i vaccini.

Negli ultimi anni, la proliferazione di virus e influenze visive si era sviluppata notevolmente, soprattutto dopo che l'intelligenza artificiale visiva aveva imparato a realizzare contenuti visivi perfettamente analogici. Con pochi clic, chiunque poteva creare contenuti alimentati da emozioni richiamate in modo dettagliato, portando alla generazione di visivi di ogni genere e finalità.

Celeste aveva avuto, in giovanissima età, un'esperienza di binge-watching estrema di contenuti pornografici, a cui si era esposta incoscientemente per oltre 24 ore, durante l'assenza di suo padre per motivi lavorativi. Era rimasta "fuori uso" per una settimana, durante la quale era andata in una sorta di coma psicologico. Il suo corpo non aveva subito alcun problema, e nessuna delle sue funzioni fisiche era stata compromessa. Poi era tornata, senza che nessuno riuscisse a capire cosa fosse successo o cosa avesse determinato il recupero delle sue funzioni psichiche. Questo evento, tuttavia, l'aveva segnata profondamente e, col tempo, aveva realizzato di possedere sensibilità visive avanzate, che la rendevano una sensitiva in campo patologico, di marketing e socio-politico.

Essendo ben conosciuta in questo ambito, conduceva comunque una vita abbastanza riservata perché le grandi corporazioni e i clienti commerciali sapevano che non collaborava a progetti commerciali. Celeste, per motivi etici o estetici, collaborava solo con pochi enti e organismi privati che si occupavano di ricerca visiva, sia per indagare nuove epidemie visive, sia per obiettivi curativi, come lo sviluppo di vaccini non commerciali e gratuiti. Selezionava con attenzione e cura questi enti, collaborando solo quando la sua presenza e le sue abilità si rivelavano necessarie.

Era conosciuta anche in alcuni ambiti di ricerca universitaria, con cui collaborava esclusivamente per la formazione di studenti e docenti. Non lavorava in alcun modo con la stampa e nessuno in questo ambito la conosceva. Teneva molto alla sua privacy, collaborando soltanto con enti e organismi che garantissero metodi e modi di assoluta riservatezza; in questi ambiti, nessuno aveva accesso a informazioni su chi fosse effettivamente.

Le capacità che Celeste aveva sviluppato a seguito dell'episodio adolescenziale, ma soprattutto grazie al continuo processo di apprendimento e esposizione visiva da autodidatta (data l'assenza di scuole e percorsi formativi specifici), le permettevano di percepire la presenza di un virus, la sua potenza, se fosse stato creato in laboratorio (di origine umana) oppure se si fosse sviluppato organicamente e casualmente. Aveva anche la capacità di comprendere se un vaccino potesse contrastare virus specifici e se fosse puro oppure progettato per includere effetti collaterali, come avveniva nei vaccini commerciali.

Da questo punto di vista, era un elemento passivo, una sorta di cartina di tornasole. Sebbene non fosse attivamente coinvolta nella creazione di contenuti, possedeva un'abilità o un dono passivo in caso di esposizione. Online, operava con il nome di SubCeleste, una sintesi di "submissive" e "Celeste".

Dopo l'evento adolescenziale, si era verificato un altro episodio, che ricordava bene: un mini blackout durante la visione di un film di Lars von Trier, "Le Onde del destino", in una retrospettiva cinematografica. Era stata costretta ad abbandonare la proiezione, con grande disappunto e incomprensione da parte di un'amica con cui era andata al cinema. Erano seguiti altri episodi finché non aveva iniziato a sviluppare la capacità di isolare le clip e le esperienze emotive che innescavano quei blackout. Poi, una volta trovata una metodologia, la sua conoscenza e abilità si erano sviluppate in modo costante e approfondito.

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GIORGIO VIALI - AUTORE, SCENEGGIATORE, FOTOGRAFO, FILMMAKER - SCENEGGIATURA, DRAMMATURGIA, DRAMMATURGO - TESTI IBRIDI, IBRIDAZIONI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE - CINEMA, TEATRO, SOCIAL MEDIA - STREAMER, PERFORMANCE, PERFORMER.

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