MICROFILM

MICRO FILM

CINEMA

Il panorama attuale del cinema sembra muoversi lungo un filo sottile tra la compressione e l'espansione della narrazione. Da un lato, la crescente popolarità di contenuti brevi, come quelli su piattaforme come TikTok e YouTube, segna una chiara preferenza del pubblico per la fruizione rapida e immediata, adattandosi così alle abitudini di vita moderne dove il tempo è un lusso raro. Questo fenomeno ha spinto i produttori a investire sempre di più nella realizzazione di cortometraggi, particolarmente nella fascia di mercato orientale, dove i brevi video riescono a catturare l'attenzione di un pubblico in movimento, trasformando la periferia della produzione cinematografica in un'area altamente redditizia.

Dall'altro lato, si assiste a un'inversione di tendenza, con film che si allungano sempre più, superando le tre ore di durata. Questo cambiamento potrebbe sembrare paradossale in un'epoca di contenuti rapidi, ma riflette una volontà di esplorazione narrativa più profonda e complessa. La domanda sorge spontanea: siamo di fronte a un tentativo di affermazione del cinema tradizionale di fronte alla concorrenza delle serie TV e dei formati brevi? O piuttosto a una nuova fase evolutiva del linguaggio cinematografico, in cui i registi cercano di sfruttare lunghe narrazioni per sviluppare trame intricate e personaggi sfaccettati?

La risposta potrebbe risiedere nel desiderio di alcuni autori di spingersi oltre i confini convenzionali, di utilizzare il tempo come un elemento narrativo potente e di ricercare maggiore libertà creativa. Le lunghe durate possono permettere una maggiore profondità di esplorazione tematica e caratteriale, assecondando così le ambizioni artistiche di chi lavora nel cinema. In questo contesto, diventa evidente che il cinema non sta semplicemente subendo l'influenza dei mezzi digitali e delle nuove preferenze del pubblico, ma sta anche cercando di ridefinire se stesso, confrontandosi con le nuove modalità di consumo e proponendo nuove esperienze di visione.

In definitiva, il cinema contemporaneo sembra trovarsi in un momento di trasformazione, intrappolato tra l'esigenza di adattarsi a un pubblico frenetico e il desiderio di abbracciare forme narrative sempre più ambiziose e articolate. L'evoluzione di questo settore sarà interessante da osservare, poiché determinerà come i film continueranno a dialogare con le nuove piattaforme e a rispondere alle mutanti aspettative degli spettatori.

Il fenomeno dei micro-film è un riflesso inquietante e affascinante di una società in continua evoluzione, in cui il tempo e l'attenzione si sono trasformati in risorse sempre più scarse. In un'epoca in cui la fruizione dei contenuti audiovisivi avviene principalmente attraverso dispositivi portatili e piattaforme social, i film si accorciano, si condensano, e si adattano come mai prima d'ora alle esigenze di una cultura del sollievo immediato. Essi si presentano come piccole pillole visive, brevi racconti che devono catturare l'attenzione in un batter d'occhio e mantenere l'interesse in una corsa contro il tempo e l'oversaturation di stimoli.

L'aumento della produzione di questi micro-film rivela una trasformazione nei paradigmi narrativi e comunicativi. Non più spazi scenici imponenti e trame articolate, ma narrazioni sinteticamente espressive, un compendio di emozioni e significati racchiusi in pochi secondi di celluloide virtuale. La semplificazione, apparentemente un atto di riduzionismo, si trasforma in una forma d'arte unica: è l'essenza dell'esperienza umana distillata, il ritratto della condizione contemporanea che, bloccata tra il desiderio di connessione e l'apatia del sovraccarico informativo, si adatta a questo nuovo modo di raccontare.

Questi micro-film, espressione di una fruizione istantanea e divorante, non possono però essere letti esclusivamente come una mera risposta al contesto tecnologico. Essi incarnano una riflessione profonda sui valori della società contemporanea, sull'importanza della velocità e della concisione, ma anche sull'ossessione del "like", del consenso immediato. La narrazione diventa così un interrogativo senza risposta: quale significato può emergere da un racconto che è già concluso prima ancora che possa essere compreso? I messaggi che si concentrano nell'istante, nel qui e ora, chiedono ai loro fruitori di abbracciare la superficialità, limitando il tempo di introspezione e sperimentazione.

D'altro canto, osservando l'altra estremità del cambiamento, assistiamo a un'interessante paradossalità: mentre si intensifica la produzione di micro-film, si assiste anche a un'espansione delle narrazioni tradizionali, lungometraggi e serie che si dedicano a sviluppare trame sempre più complesse. Questa dualità riflette una tensione intrinseca, un dialogo continuo tra il desiderio di consumi rapidi e una ricerca di contenuti significativi che sfidano il tempo. Le storie lunghe, elaborate e articolate offrono al pubblico un'esperienza riflessiva, la possibilità di immergersi in universi narrativi ampi e dettagliati, di esplorare con calma le sfumature dell'essere umano.

Si prospetta quindi la questione: quale futuro aspetta il cinema in questa polarità? Saranno i micro-film destinati a dominare il panorama, trasformando l'arte della narrazione in un frullato di attimi? O, al contrario, riuscirà l'arte cinematografica a preservare e valorizzare le forme lunghe e profonde di racconto, rimanendo un baluardo di autenticità in un'epoca di frammentazione?

La risposta non è semplice e, tuttavia, è in questo dilemma che risiede la ricchezza dell'esperienza cinematografica contemporanea. Come rifugiati di un tempo sospeso, i micro-film ci invitano a riflettere sulla natura del nostro tempo e sulla qualità del nostro sguardo. La scelta che abbiamo di fronte è quella di trovare un equilibrio tra la brevità e la complessità, tra la superficialità e la profondità, per esplorare le molteplici possibilità narrative che si presentano in questa era di rapide trasformazioni.

Da un lato, i film si fanno sempre più piccoli – brevi o brevissimi – per adattarsi ai nuovi contenitori: non più le sale cinematografiche tradizionali, ma neanche gli schermi domestici attraverso i quali si accede ai contenuti degli streamers, ma quelli che si definiscono i social: Instagram, ma ancor più TikTok e soprattutto YouTube, che recenti indagini di mercato segnalano come la piattaforma più frequentata dai giovani e dai consumatori di video di qualunque natura e durata.

La conferma proviene indirettamente anche dai racconti di un produttore cinese, incontrato in uno dei tanti utili viaggi esplorativi che si fanno ogni anno, dai quali si evince che i maggiori profitti delle case di produzione in attività fra Pechino e Hong Kong provengano ormai dalla realizzazioni di brevissimi cortometraggi (di durata limitata e budget ridotti), offerti su Internet per pochi centesimi alle moltitudini di persone che giornalmente trascorrono lunghi periodi di tempo negli spostamenti casa-lavoro con gli occhi incollati agli schermi dei cellulari. Se questi micro-film – che non si vedranno probabilmente mai in un festival di cinema – rappresentano la novità più significativa e insospettata dell’evoluzione della specie, all’altro capo della trasformazione assistiamo invece all’espansione della durata e delle convenzioni narrative tradizionali.

Di quest’ultima variazione morfologica avevamo già iniziato a prendere coscienza, perché non sfugge a nessuno che i film si stiano facendo sempre più lunghi, raggiungendo e talvolta superando le tre ore. Gli esempi di questa vera e propria escalation temporale sono sempre più numerosi, al punto da indurre a ritenere che non siamo più di fronte a semplici eccezioni (peraltro sempre esistite: si pensi a Via col vento e al Giorno più lungo, per fare solo due esempi), ma all’avvio di un processo destinato a imporre un nuovo parametro spettacolare. In questa sede non è tanto interessante discutere se tutto ciò sia la conseguenza dell’influenza stilistica e narrativa esercitata dalle serie televisive, massicciamente proposte dagli streamers e altrettanto massicciamente consumate dagli spettatori domestici, o di un tentativo da parte dei produttori cinematografici di contrastarne la concorrenza tentando un disperato ricorso alle stesse armi. Interessa invece rilevare come un numero crescente di autori cinematografici si lascino tentare – non tanto o non solo per ragioni economiche – dalle lusinghe che la sperimentazione di un nuovo formato offre alle loro possibilità creative.

MATERIALI D'ARCHIVIO

GIORGIO VIALI

GIORGIO VIALI - AUTORE, SCENEGGIATORE, FOTOGRAFO, FILMMAKER - SCENEGGIATURA, DRAMMATURGIA, DRAMMATURGO - TESTI IBRIDI, IBRIDAZIONI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE - CINEMA, TEATRO, SOCIAL MEDIA - STREAMER, PERFORMANCE, PERFORMER.

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